The Tube One
THE TUBE ONE
Permanently project for Hospital Papa Giovanni XXIII, Bergamo, Italy
A cura di Manuel Bonfanti
The TUBE-ONE
Mostra colllettiva a cura di Manuel Bonfanti.
Artisti invitati:
Alessio Girella, Antonio Mangone, Audelio Carrara, Daniela Mologni, Francesco Pedrini, Gianriccardo Piccoli, Italo Chiodi, Ivano Parolini, Luigi Radici, Marco Ceravolo, Marco Grimaldi, Natasha Yalysheva, Paolo Facchinetti, Carla Volpati e Renzo Nucara, Viveka Assembergs
Livello zero dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Tube-one nasce come luogo di accoglienza per gli artisti bergamaschi che necessitano di maggiore visibilità negli anni della crisi economica, operanti attraverso la loro storia, qualità, esperienza in un modo o nell’altro hanno visto limitare progetti ed ambizioni e le possibilità di sviluppo dovute ad un sistema poco osservante dei valori del misericordioso.
Nel mondo esistono luoghi espositivi pubblici o privati che non seguono gli andamenti del mercato e della moda, ma che determinano la consueta attualità della proposta espositiva attraverso I valori umanistici.
Questa mostra all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo mi ha risvegliato il pensiero alla al Premio Nobel per la pace Albert Schweitzer nel 1952 per aver creato missioni e luoghi di accoglienza nel Gabon Africano.
Quello che mi interessa esporre (con la ristretta visione critica che mi appartiene) è il carattere dell’agire misericordioso, in questo caso manifestato dalla struttura ospedaliera, che di visione internazionale è consapevole degli effetti benefici di chi vive l’offerta sacra della missione sia da medico, da assistente, che da ospite.
Gli aspetti dello spirituale fin dall’antichità erano il primo punto di riflessione da parte di ogni dottore per la cura dei problem fisici.
L’arte cura in bellezza, perchè il suo agire fa si che attraverso il suo operato porti beneficio nella forma dell’esistenza. La cura dell’anima.
Ho avuto modo di conoscere artisti di diverse generazioni che hanno operato con intimità sempre attraverso il mezzo del “fare semplice”, della Pittura, consapevoli che Essa sia il linguaggio tra il proprio soggettivo e il senso di devozione che si ha nei confronti di questo linguaggio.
La Pittura porta le riflessioni degli artisti dalla fede al credere, quanto il mutamento dei linguaggi contemporanei – di fronte anche alle innovazioni tecnologiche – non sono mai slegati alla storia delle tradizioni di scuola, ma sempre interpreti dei linguaggi dell’arte.
Dal concettuale all’espressionismo, dalle geometrie al Pop questo gruppo di artisti operanti in città ha sempre in modo individuale creato relazioni a prescindere da tutto, dalla propria storia e dalla propria ricerca, trovando negli spazi ospedalieri, la caratteristica filantrofica come punto d’incontro con la società stessa.
Manuel Bonfanti
The Tube One
Ospedale Papa Giovanni XXIII / Asst Papa Giovanni XXIII Bergamo.
Primo progetto d’arte pubblica in un ospedale italiano a sostegno della ricerca.
Il 10 dicembre 2015 alle ore 18.00 è stato inaugurato in Hospital Street – tra l’ingresso 1 e 2 – il progetto d’ arte pubblica “ The Tube One”, a cura dell’ artista Manuel Bonfanti.
La mostra raccoglie le opere di 18 artisti bergamaschi che hanno donato al Papa Giovanni XXIII i loro lavori più rappresentativi per entrare in un luogo di cura come protagonisti, integrandosi con il lavoro di chi ogni giorno opera e frequenta l’ospedale.
Il curatore Manuel Bonfanti esprime con passione il concetto alla base dell’evento: “Ho avuto modo di conoscere artisti di diverse generazioni che hanno operato con intimità sempre attraverso il mezzo del fare semplice della Pittura, consapevoli che Essa sia il linguaggio tra il proprio soggettivo e il senso di devozione che si ha nei confronti di questo linguaggio. Esistono luoghi espositivi pubblici e privati che non seguono gli andamenti del mercato e della moda, ma che determinano la consueta attualità della proposta espositiva attraverso valori umanistici. La Pittura porta le riflessioni degli artisti dalla fede al credere, quanto il mutamento dei linguaggi contemporanei – di fronte anche alle innovazioni tecnologiche – non sono mai slegati alla storia delle tradizioni di scuola, ma sempre interpreti dei linguaggi dell’arte”.
Gli artisti che sono stati invitati ad esporre hanno una fascia d’età che spazia dal primo dopoguerra ad oggi, più precisamente dal 1941 al 1979; ciò determina una ricchezza di varietà espositiva che si riscontra nei diversi linguaggi della pittura, nelle qualità comunicative dei vari materiali, nei cromatismi, nella semantica e specialmente nella misura delle opere esposte. Dal concettuale all’espressionismo, dalle geometrie al Pop questo gruppo di artisti operanti in città ha sempre, in modo individuale, creato relazioni a prescindere da tutto – dalla propria storia e dalla propria ricerca – trovando ora negli spazi ospedalieri, la caratteristica filantropica come punto d’incontro con la società stessa.
Gli artisti sono: Alessio Girella, Antonio Mangone, Audelio Carrara, Carla Volpati e Renzo Nucara, Daniela Mologni, Francesco Pedrini, Gianriccardo Piccoli, Italo Chiodi, Ivano Parolini, Luigi Radici, Manuel Bonfanti, Marco Ceravolo, Marco Grimaldi, Natasha Yalysheva, Paolo Facchinetti, Patrick Corrado, Viveka Assembergs.
Le opere sono esposte sulle pareti del corridoio che collega l’ingresso Sud con la Torre 7, a piano terra della piastra centrale del Papa Giovanni XXIII, cuore pulsante dell’ ospedale bergamasco e, da oggi, anche contenitore innovativo di arte e cultura.
La realizzazione ha un duplice scopo, rendere l’ambiente ospedaliero più accogliente e vivibile per pazienti, famigliari, operatori ed offrire una possibilità concreta per sostenere la ricerca scientifica “adottando” una delle opera esposte. Gli sponsor potranno “ adottare” una o più opere donate dagli artisti, devolvendo la somma pari al valore dell’opera al Progetto The Tube One, assicurandovi una targa commemorativa dell’adozione dell’ opera scelta.
Gli artisti hanno donato una seconda opera che sarà venduta attraverso un’asta di beneficienza finalizzata alla raccolta di contributi per FROM la Fondazione di ricerca Ospedale Maggiore di Bergamo. I fondi raccolti saranno utilizzati da FROM per potenziare i numerosi filoni di ricerca attivi all’ospedale Papa Giovanni XXIII.
In parallelo viene avviata una ricerca di sponsor del progetto The Tube One.
The Tube One nasce dall’ incontro fra il Dott. Peter Assembergs (oggi Direttore Generale dell’ ASST del Garda), il Dott. Santo Radici (responsabile della gestione del personale del PG23) con l’ artista bergamasco Manuel Bonfanti. Da questo incontro si sviluppano alcune idee in comune che sono da ognuno di noi considerate “valori”. Il prendersi cura degli altri, il filantropico nella vita sociale pubblica, l’estetica dei luoghi, la professionalità territoriale, l’avvicinarsi a nuovi linguaggi.
In sintesi il desiderio di avere un luogo dove l’arte cura in bellezza.
L’ospedale PGXXIII desidera il prendersi cura dei pazienti e il benessere degli operatori offrendo occasione d’intelligenza espositiva. Un’occasione per porre in evidenza valori legati al senso del divino, del misericordioso, dello scientifico, naturale e positivo del termine, portando alla luce il significato al possibile fruitore.
The Tube One è una decontestualizzazione. Un corridoio diventa una linea metropolitana, la vera arteria principale dell’ospedale, che collega reparti ed uffici amministrativi, dove transitano dottori, infermieri, tecnici, persone malate e famigliari dei pazienti. In questo luogo di passaggio dove il viaggio spesso sembra non finire, dove i pensieri si affollano in uno stato di attese, le grandi installazioni alle pareti diventano fermate della metropolitana, occasioni per sostare e riflettere. In una visione più spirituale esse sono fonti di risveglio, sorgenti per chi lavora ore nel reparti, di giorno o di notte. Gli artisti hanno la possibiltà di regalare un’emozione.
Se a qualcuno può sembrare una semplice miglioria d’arredo, per altri diventa occasione di crescita intima, profonda.
E’ emozionante quando incontri un paziente che vorrebbe conoscere Paolo Facchinetti, perché il suo “Cielo/17” (cm.182×150), olio e vernice spray su tela, è sinonimo del “Cuore n° 3” a Lui appena trapiantato e la relazione fin dalla prima fermata della metropolitana ospedaliera si è instaurata con successo. Lo sguardo si sposta in avanti e noti una signora spinta sulla barella che chiede all’infermiere di leggerle il titolo dell’installazione in bronzo e rami di faggio della scultrice svedese Viveka Assembergs , “ La linea della vita”. Alcune Dottoresse della Psicologia Clinica si soffermano di fronte ad “Happiness” un plexiglass di quasi 3 metri di Patrick Corrado , un’ immenso Rorschark .
Eccoli gli spettatori dell’ HPG23, per tutto il giorno, tutti i giorni. E’ un continuo dare un’attenzione meravigliata, esattamente come i bambini che cercano di riconoscere le forme degli animali di Renzo Nucara e Carla Volpati del loro “Arbre’ Magique”, (cm.250×150 installazione, plexiglass, nylon, 2015) od il “Robot”, (cm.93×125 tecnica mista su tela, 2015) di Ivano Parolini , che sembra muoversi anch’esso tra le diecimila persone che tutti i giorni lo vedono, riflettendo sulla meccanica del corpo umano o sul manichino metafisico per chi è più colto.
Continuando nella descrizione delle opere vorrei far notare il carattere associativo tra pensiero e linguaggio, in Alessio Girella ed Italo Chiodi , il primo con un lavoro che da anni si sviluppa su centinaia di lastre radiografiche, citando in questo caso Walt Whitman, con “Foglie d’erba” , (cm.200×100, smalti e silicati su lastre radiografiche, 2014) … il secondo con “E’ il profumo dell’erba pestata”, (cm. 50×84 tecnica mista su carta, 2014) un dittico pittorico che riporta i sensi alla poetica dell’ agire umano.
Nathasha Yalisheva propone “Ego Fragile ”, (cm.150×100 pvc, nastro isolante, telaio in legno, smalto industriale, anno ) lo sguardo di Woody Allen utilizzando l’icona cinematografica come un simbolo della fragilità mancante di fantasia, e forza caratteriale, incarnando nel suo lavoro le caratteristiche del Pop – Russo affermato nell’ ultimo decennio e vissuto in prima persona dall’ artista Siberiana; “In Esisto”, (cm.80×140 olio su tela, 2014) di Daniela Mologni, manifesta quell’introspezione dell’esistenzialismo espressionista e del comportamento anch’esso iconografico, del nudo o del sentimento femminile.
Un altro quadro figurativo che colpisce per le sue dimensioni è “Trasposizione”, (cm.140×200 tempera murale, quarzo su tela, 2015) di Marco Ceravolo Em-City, è l’adattamento di un’opera ad un genere o a una forma espressiva diversa. Un linguaggio che vede la sua ricerca accostarsi alla Pittura Anacronista o Pittura Colta agli inizi degli anni ottanta.
La grande parete centrale di 28 metri è occupata da una serie di opere strettamente legate all’astrazione, alla spazialità, all’ambiente, inteso come luogo, dalle simbologie alchimiste fino a quelle dei materiali, ed è anticipata da “Allineamenti “, (cm.190×115 tecnica mista su tela, 2015) di Antonio Mangone, puro espressionismo astratto, dove colore e la forma esprimono alte vibrazioni di suono quando una scatola di fiammiferi svedesi diventano veri elementi di un architettura in geometria piana, spazio, forma.
“5 Blu ” del 2009 di Audelio Carrara, (cm.350x80x10 installazione, legno, pigmento, piombo, 2009) un ponte tra il materiale e lo spirituale come i nostri sensi per la percezione estetica, quando le riflessioni personali lasciano alle forme simboliche le valenze espressive tra 2 e 3 dimensioni.
“Perfidia Armonica”, partitura per strumento e logo, (cm.238x113x5 del 2015) di Luigi Radici l’aspetto musicale è il pensiero centrale di quest’opera. I due campi sono lo sfondo armonico, il tappeto sonoro-visivo, dove i loghi sono i segni delle note, il pennello, l’uomo e la corona della regalità armonica, sono massacrati con perfidia da una colata. La grafica dei loghi è identificativa dell’artista.
“Interno”, (cm. 95×95 cera, olio, filo di ferro, garza su tela, 2012-2013) di Gianriccardo Piccoli, gli accadimenti sono interni, all’interno della superficie rappresentativa, che normalmente è di supporto al colore, dalle “garze” del maestro affiorano attraverso la trama e le forme; quanto le velature danno atmosfera alla solidita’ dei corpi già dipinti.
“Habitat”, (cm. 240×180 dittico, olio su tela, 2012) di Marco Grimaldi in tutta la sua ricerca si evidenziano gli elementi della spazialità astratta, un artista che lavora con un forte senso analitico nei cromatismi e delle tonalità che suscitano sempre le tensioni mistiche dell’ artista, quasi fughe dagli stessi significati che l’ambiente possa suscitare, lasciando in evidenza le atmosfere dei luoghi da lui scandagliati.
Essere in ospedale, per i vari motivi legati alla materia di cui in parte siamo composti, porta a vivere riflessioni profonde più vicine allo spirituale, all’ intimismo ed è quanto risulta “Fukinagashi mosso dal vento” di Francesco Pedrini, dove il bonsai trova forza vitale nell’ insenatura del monolite che all’ingresso della Torre 5 ci accoglie all’ entrata di questo magnifico esempio di architettura e di arte che è il Papa Giovanni XXIII; della stessa opera di Francesco Pedrini in The Tube One è presente il disegno realizzato nel 2015.
Ad uno dei due ingressi dei 480 metri quadrati espositivi messi a disposizione dal Direttore Generale Dott. Carlo Nicora, per il progetto The Tube One, incontriamo l’opera di Manuel Bonfanti: “Air space”, (cm.280×220, tecnica mista su tela, 2015) che rappresenta l’invisibile presente nell’aria.
Manuel Bonfanti in questo progetto è artista e curatore. Ha contattato gli artisti residenti a Bergamo e li ha invitati ad esporre le loro opere, scegliendo quelle che più identificano la loro realtà professionale. Questi 18 artisti hanno compreso immediatamente la qualità profonda dell’ idea, offrendo al PG23 The Tube One un’area espositiva permanente e la miglioria della vivibilità degli infiniti corridoi senza tempo.
Si ipotizza il trasferimento temporaneo del progetto The Tube One presso altri musei nazionali ed internazionali, allo scopo di promuovere l’ iniziativa di carattere culturale e filantropico attraverso diversi luoghi espositivi , come ad esempio spazi e/o luoghi di arte presenti ed attivi in altri ospedali.
Questo intervento di arte pubblica si colloca inoltre in termini innovativi e di rilievo nel contesto del movimento e della storia dell’arte contemporanea italiana in quanto esperienza pilota di arte e cura , sino ad oggi sperimentata in pochissime realtà sul territorio Italiano ed Europeo.
La pagina Facebook di The tube One è stata visitata da circa 5000 visitatori in 10 giorni .
Non si esclude la realizzazione di altri Tubes in futuro.
Gli interessati possono inviare una mail a ufficioprotocollo@pec.hp23.it.